PIU’ CONTROLLI SUI VOUCHER
Con un comunicato stampa pubblicato il 22 marzo scorso sul proprio sito Internet, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha annunciato che i voucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno resi pienamente tracciabili.
Tale misura, posta all’interno del primo decreto correttivo dei decreti attuativi del Jobs Act, prevede l’obbligo in capo agli utilizzatori di inviare, per via telematica, una comunicazione obbligatoria preventiva contenente il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore interessato, nonché la precisa indicazione della data, della durata e del luogo in cui si svolgerà la prestazione lavorativa.
Viene così introdotta una modalità di controllo, per molti versi simile a quella già in essere per il contratto di lavoro “a chiamata”, avente il chiaro obiettivo di contrastare un duplice e diffuso comportamento elusivo: da un lato, impedire che venga dichiarato un tempo di utilizzo dei lavoratori inferiore a quello effettivo; dall’altro, evitare che i voucher acquistati vengano usati solo in caso di controllo.
Gli abusi paventati dal Ministro sembrerebbero trovare conferma nei dati statistici relativi all’ ultimo anno, ove solo si consideri che su quasi 115.000.000 buoni venduti nel 2015, ne sono stati riscossi poco più di 88.000.000, determinando così la restituzione o il rimborso di una cospicua parte.
Negli ultimi tempi i voucher hanno incontrato la netta opposizione dei Sindacati e della CGIL in particolare, che ne ha contestato la “concorrenza sleale” al lavoro subordinato e, pertanto, ne ha chiesto a gran voce l’abolizione.
Ciò costituirebbe, però, un rimedio estremo che farebbe perdere di vista la validità di uno strumento in grado di incrociare la domanda di imprese e privati (si pensi a quelle famiglie che richiedono servizi di giardinaggio o baby sitting) con le esigenze di reddito occasionale da parte dei lavoratori.
Lo studio rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.